10 domande e risposta sulla vitiligine

  1. Che cos’è la vitiligine?

La vitiligine è una malattia cronica della pelle, caratterizzata dalla presenza di macchie bianche, ben circoscritte, con margini frastagliati, che possono comparire in qualsiasi momento durante il corso della vita e che solitamente aumentano di dimensione con il passare del tempo.

  1. Quali sono le cause della vitiligine?

Le cause della vitiligine non sono ancora del tutto chiare. Probabilmente l’origine di questo disturbo è da attribuire ad una alterazione del sistema immunitario verso i melanociti, ovvero le cellule responsabili della produzione di melanina, provocandone un’alterazione tale da impedirgli di svolgere la loro funzione in maniera appropriata.

  1. Quali sono i sintomi della vitiligine?

Inizialmente la vitiligine si manifesta con poche macchie circoscritte che durante la stagione invernale possono passare quasi inosservate, ma che risultano ben evidenti in seguito all’esposizione solare. Si tratta di una malattia generalmente asintomatica, che solo in rari casi può provocare prurito, ma che rappresenta una delle affezioni cutanee più invalidanti da un punto di vista estetico, a causa delle forti ricadute psicologiche che l’accompagnano. Non di rado chi è affetto da vitiligine tende a manifestare problemi come disturbi dell’umore o insonnia, associati a diverse forme di ansia sociale provocata dalla paura del giudizio altrui, che può condizionare la vita di relazione e creare importanti disagi.

  1. In che zone del corpo si manifesta la vitiligine?

Le macchie della vitiligine, spesso simmetriche, possono comparire ovunque nel corpo, anche se generalmente si localizzano a livello delle mani, del viso e dei genitali. Talvolta la vitiligine può interessare anche i capelli o i peli, che diventano così di colore bianco.

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  1. A che età si manifesta la vitiligine?

La vitiligine può apparire a qualsiasi età, sono stati segnalati casi 6 settimane dopo la nascita e altri dopo 80 anni di età. La fascia di popolazione più colpita va dai 10 ai 30 anni, con un picco attorno ai 20 anni. Ultimamente sono in aumento le forme pediatriche, che possono esordire anche prima dei 4 anni di età.

  1. Esiste una relazione tra lo stress psico-fisico e l’insorgenza della vitiligine?

L’esordio della vitiligine è spesso associato a eventi di vita stressanti, come la perdita di una persona cara o il licenziamento. In alcune donne la malattia può insorgere durante il periodo della gravidanza.

Questo accade perché nei periodi di intenso stress psico-fisico, l’organismo produce alcune sostanze che aggrediscono i melanociti che, negli individui predisposti geneticamente a sviluppare la malattia, sono particolarmente vulnerabili.

La distruzione dei melanociti comporta la mancata produzione di melanina e quindi la comparsa delle caratteristiche macchie bianche.

  1. La vitiligine può essere contagiosa?

Assolutamente no, si può tranquillamente vivere a diretto contatto con individui affetti da vitiligine, senza preoccuparsi di esserne contagiati.

  1. Chi è affetto da vitiligine può trasmetterla ai propri figli?

Nonostante in circa il 30% dei casi sia presente una predisposizione genetica, la vitiligine non è una malattia genetica ereditaria in senso stretto, pertanto non è detto che i figli di genitori affetti da vitiligine svilupperanno anche loro la malattia. È però altrettanto vero che questo tipo di patologia si riscontra con maggiore frequenza se un familiare ne è già affetto.

  1. La vitiligine può associarsi ad altre malattie?

Trattandosi di una patologia su base autoimmune, la vitiligine può essere associata ad altri disturbi che riconoscono la stessa origine come ad esempio la dermatite atopica, la psoriasi, l’artrite reumatoide o alcune malattie della tiroide.

  1. È possibile curare la vitiligine?

Ad oggi non è disponibile una terapia univoca in grado di curare la vitiligine in maniera definitiva. È possibile però in diversi casi arrestarne la progressione, soprattutto quando la malattia è localizzata. Per trattare al meglio la vitiligine è necessario rivolgersi ad un dermatologo, meglio se esperto in disturbi pigmentari della pelle, che dopo aver effettuato una serie di valutazioni, stabilirà quali tra le numerose terapie attualmente disponibili, è maggiormente indicata, tenendo conto delle caratteristiche cliniche della malattia, della predisposizione di ciascun individuo nei confronti della terapia e valutando anche la qualità della vita di chi presenta da questa affezione cutanea, che può avere un notevole impatto sull’efficacia del trattamento.